martedì 23 settembre 2014

Revocatoria fallimentare: in caso di preliminare, la sproporzione tra le prestazioni va valutata in riferimento al contratto definitivo.

Nell'ipotesi di revocatoria fallimentare di un atto di compravendita preceduto dalla stipula di un contratto preliminare, la sproporzione tra le prestazioni deve essere valutata con riferimento al momento della conclusione del contratto definitivo, essendo tale negozio a determinare l'effettivo passaggio della proprietà, e a tal momento occorre riferirsi per la determinazione del valore venale del bene.
In tema di revocatoria fallimentare di compravendita stipulata in adempimento di contratto preliminare, l'accertamento dei relativi presupposti va compiuto con riferimento alla data del contratto definitivo, in quanto l'art. 67 della legge fallimentare ricollega la consapevolezza dell'insolvenza al momento in cui il bene, uscendo dal patrimonio, viene sottratto alla garanzia dei creditori, rendendo irrilevante lo stato soggettivo con cui è assunta l'obbligazione, di cui l'atto finale comporta esecuzione, salvo che ne sia provato il carattere fraudolento; inoltre, qualora nel momento fissato per la stipulazione del contratto definitivo, sussista pericolo di revoca dell'acquisto per la sopravvenuta insolvenza del promittente venditore, il promissario acquirente ha la facoltà di non addivenire alla stipulazione, invocando la tutela dell'art. 1461 c.c. Il principio, già enunciato dal giudice di legittimità, è stato espressamente ribadito in una recente decisione.
Nel caso di specie, la Suprema Corte ha ritenuto non censurabile la sentenza con la quale la corte territoriale aveva confermato la pronuncia del tribunale di accoglimento dell'azione revocatoria dell'atto di alienazione immobiliare proposta dal curatore del Fallimento di una società in stato di liquidazione poi dichiarata fallita.
Cass. Civ., Sez. I, 12 settembre 2014, n. 19314

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